Catena


Accettasi dritte, ma oltre Karl Marx e qualcosa del Cyberpunk, io non riesco a trovare una teoria strutturata di quel che sta accadendo, qui, ora, nel cambio di fase della rivoluzione digitale. Dopo una prima spinta positivista, espansiva, in cui tutto sembrava eden di scelta e conoscenza, adesso siamo al rimbalzo, al contrappasso implosivo. Ci siamo aggrovigliati in un bulimico notizificio, in un vacuo commentificio, donando in toto la nostra vita ad aziende, arrivando a mettere direttamente a loro disposizione identità, emozioni e sentimenti, elementi che il modello economico fordista riusciva a carpire solo indirettamente. Le Corporations ci inoculano virus distruttivi attraverso app e aggiornamenti, determinando il timing di durata di ogni prodotto, di ogni passo del nostro cammino, controllando ogni nostro movimento, acquisto, orientamento. Ogni sillaba. E più accentriamo in una macchina tutte le sfaccettature della nostra vita, più ci rendiamo monadi, piccole sfere dominabili tramite rotolamenti controllati, come quelle dentro i vecchi mouse.
Nelle acque intorno alle fortezze nuotano i coccodrilli dell'open-source, che si credono in mare aperto, ma sguazzano in canali di scolo, e devono accontentarsi degli avanzi concettuali.
La partita è persa, se non la organizziamo concettualmente.
Non siamo al compimento del sogno libertario, ma di quello liberista, fallito nell'economia reale e trasferitosi nelle pieghe del virtuale, dell'apparato limbico che alla fine ti compra e ti vende. Il liberismo ha sempre vellicato un presunto principio di liberazione di menti e di corpi, declinandolo in invisibili forme di dominio. Non a caso, in rete, il porno è tutt'ora gratis. Come se intorno a questo nucleo appagante, usato come placebo, si riorganizzasse tutto il flusso del resto. Titolabile così: "Hai fatto il cazzo che volevi per qualche anno, ora passiamo all'incasso. Tu non puoi essere felice gratis, ricordatelo!"
È un mondo nuovo, o vecchie baldracche travestite? Non so.
Manca l'analisi dei concetti. Moltiplicazione della scelta in regimi di monopolio non è libertà. È il contrario, è aggiungere semplicemente anelli alla catena per illuderti che non ce l'hai chiusa al collo. Per non fartela sentire. Questo stesso post è già morto, basta scostare la pupilla di poco. Sono in un social, hanno tutto, sanno che sono tornato dalla vacanze, mi vogliono vendere il Dash, una Nissan, un fumetto, mi cerca il Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, una pizzeria e Giorgio Almirante (perché fanno pure casino). Semplice algoritmo, ho dato loro il permesso di farlo. Puoi dirmi vattene, puoi scegliere. Io rispondo che è il mio tempo, e ci lavoro. Dove vuoi che vada? No, la struttura non contempla scelte.

Tutto questo non ha senso, non lo trova. E, quel che mi fa più paura… Non lo cerca.



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