L'edificio

La Siria sembra la guerra di Spagna del mondo islamico. Il nord nelle mani dei ribelli laici, con un 30% di jihadisti convenuti da ogni dove. Il Sud ancora del regime, tranne la sacca di Daraa. Su un fronte e sull'altro convergono interessi religiosi e politici di tutto il medio-oriente, allargandosi poi in scala al mondo intero. Non è vero che non ci riguarda, come dicono i relativisti, bisogna intervenire, bisognava farlo da tempo. Se la storia insegna, dovremmo ricordarci che tipo di mostro è uscito dalla guerra di Spagna. Invece di infarcirci di reciproci pretesti e menzogne, per annullare reciproche opinioni, stiamo ai fatti. Il gas Sarin è stato sì usato dal regime, e ci sono sì frange della ribellione composte da feroci tagliagole. In punto è: in un quadro così complesso che senso hanno i bombardamenti mirati? Secondo chi li vuole, è un modo per indebolire il regime e sperare che la ribellione più laica e ragionevole abbia la meglio sull'altra fazione. Ma forse (già ci sono avvisaglie) si cambierebbe solo il fronte degli scontri, senza aver preparato il terreno in altro modo. Il punto è sempre il solito: la guerra in qualsiasi sua gradazione non serve a nulla. Bisogna investire tutto lo sforzo sull'appoggio incondizionato a quella che Quirico definisce la "prima rivoluzione", quella di Aleppo. Ci vorrebbe una invasione pacifica totale dell'area, con forze di peacekeeping dell'ONU, come avvenne in ex-jugoslavia, nel finale. Bisogna esserci territorialmente, aiutare la popolazione stremata nella sua lotta di sopravvivenza contro un regime ormai delirante e contro le bandiere dello "Stato islamico dell'Iraq e del Levante", composto da un inferno avanzante. Non si può fare altro che avere in testa l'idea di un Governo del Mondo, minacciato in primis da un delirio nazi-islamico - usato come copertura da tanti disegni egoistici - che riprende piede in modo scomposto e che in Siria ha trovato un fronte, paradossalmente guardato con simpatia da tutti i frazionismi, i conservatorismi e le tendenze centripete del pianeta. Bisognerebbe trovare motivazioni politiche e valoriali profonde, agire come forze dell'ordine mondiale, sfidando apertamente Putin e il fronte buio del futuro con una luce, con la potenza della politica e del disegno universalista, non con supposte mortali e cieche dal cielo. Il Governo Mondiale. Ecco cosa dovrebbe diventare l'Onu, nel tempo, invece che la sede di veti incrociati. Quello che nessuno sembra capire è il nome dell'ultimo mostro: NAZISMO ISLAMICO, l'internazionale dei califfati teocratici, contro cui esiste solo un antidoto: LA PRIMAVERA ISLAMICA dal volto laico che abbiamo visto affacciarsi ovunque, salvo poi appannarsi nel ginepraio. E il lavoro dell'occidente e dell'oriente illuminato non può che essere culturale, prima che militare. Usare le macerie di questo inizio secolo come fondamenta di un qualche edificio, il cui progetto venga condiviso da tutti i condomini. Per forza di cose, perché altra strada non c'è. L'Europa, se esistesse nei termini in cui la sogniamo noi cosmopoliti, anziché in quelli di politici inerti e di banchieri falliti, sarebbe un faro in questo mare tempestoso. Sarebbe anche là, in Siria, con idee, non armi. La vera uscita dalla crisi del Vecchio Continente è di visione, non economica.

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