Siria


Ho visto immagini strazianti, macellai che ammazzano due minorenni. L'incappucciato legge il solito proclama islamico, poi il solito grido "Allahu àkbar, Allahu àkbar!", e raffiche di mitra. Nel video si dice che si tratta di ribelli, cioè insorti. Me lo chiedo, con curiosità vera: perché i ribelli dovrebbero uccidere bambini? Come sono le dinamiche del conflitto? A me risulta lo scontro tra esercito e milizie - mercenarie o meno - ma di certo non tra milizie e popolazione, tantomeno bambini. Sono davvero i qaedisti, quelli? E allora cosa può essere successo, perché quell'esecuzione? Qui, tra informazione e controinformazione incrociate non si distingue più nulla. Ma non è tanto questo il punto. Penso a quel grido, "il mio Dio è il più grande", ormai da tanti anni risuona nelle nostre orecchie come urlo di morte, di orrore puro. Sicuramente avrà tutt'altra origine. E penso alla musica greca, a quella del nostro sud, a cosa è stata la matrice sufi di quella religione, un tempo di grande rilevanza, tanto da influenzare il mondo intero, culturalmente, non con mitra e sgozzamenti. La pace, l'estasi, l'arte. La declinazione araba della vita, non solo della morte. Le responsabilità nostre, dell'occidente: aver promosso il fondamentalismo salafita e wahabita, durante la guerra fredda, aver disegnato un medioevo a tavolino. I tanti mostri da laboratorio che abbiamo prodotto nei cinici laboratori della geopolitica. Alla fine non è neanche questo che penso.
Penso a quei due ragazzini, bendati, piegati in avanti nella polvere, pietrificati dalla paura. Mentre il folle dietro sbraita, uno dei due, per un attimo, cerca l'amico con la mano. Solo un attimo, ma non lo dimenticherò mai. Mai più.
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