Anguille




















Dopo la quinta puntata di Matrix sull’argomento undici-settembre e la svolta di Deaglio, mi sorge un dubbio.
Siamo in piena trappola, linguistica e comunicativa? Sta montando la contro-contro-informazione. Ora scatterà la contro-contro-contro-informazione?
Già Michael Moore mi dava quest’impressione, da vicolo cieco. Di essere usato, come un paradosso che ricompatta di per sé l’ortodosso. Nell’era dell’espansione orizzontale dei concetti, è difficile secretare le cose e impossibile non farlo. Capisco l’imbarazzo di chi gestisce “patate bollenti”. Come reagire ai dubbi crescenti sulla versione ufficiale? In due modi, simultanei. Parcellizzare: scomporre la verità/o la
menzogna a pezzettini - emblematici i rottami dell’aereo sul pentagono, su cui si discetta da anni - e si lascia che tutti sbocconcellino, seguendo i loro ritmi digestivi. Secondo sistema: aprire i boccaporti
, buttare fuori tutto, che le verità sguscino nel mondo come anguille nello stagno. Si mischieranno a mille altre cose: fango, detriti, pesci più grandi, più piccoli. Le anguille, alla fine, non le vedremo più. Con il controllo dei media si tirano le fila, e il risultato è quello di sempre.
Un esempio. Ieri, Mentana ha mandato in onda un servizio sui deliri complottistici di alcuni media islamici. Un mix di filmati dedicati a congiure del Mossad, toni da propaganda guerresca, ecc. All’interno, si vedeva passare una foto giovanile di Bush con sotto la scritta “Skull&Bones”. Si tratta di una società segreta degli studenti di Yale, che giurano fedeltà a precisi ideali sul teschio di Geronimo. Secondo la logica della CCI (contro-contro-informazione) far passare questa notizia in quel contesto delirante, significa distruggerla. Scivola, niente approfondimento, delegittimata. Uno a casa dice: “Ma dài, Bush nella setta del ‘teschio e delle ossa’?!”, e me lo vengono a spiegare quei fanatici deliranti. Cos’è, Harry Potter?!”.
Problemuccio. Bush fa davvero parte di quella setta, e pure John Kerry. Questa sarebbe una replica da CCCI (contro-contro-contro-informazione).

Ce la meniamo sul “pezzettino”, il rottame di aereo. Si cade in trappola, e l’anguilla sfugge. Come catturarla?
Niente da fare, cambio percorso.
Al “come”
preferisco il “dove”.
Lassù. Dove i concetti sono più grandi e la politica sostituisce la tecnica. In quel posto dove si torna indietro nel tempo. E si vede questo presidentucolo eletto dalla Corte Suprema anziché dal popolo. Delegittimato, fischiato dalla folla. E ancora indietro di qualche mese, al più grande movimento di consapevolezza mondiale mai esistito soffocato in un bagno di sangue e cronaca, a Genova. Più indietro, al documento di coloro che avrebbero risollevato Bush, che preconizzavano la “nuova Pearl Harbour” come incipit del nuovo secolo americano.
Ancora più indietro, a Oslo, Rabin e Arafat che si stringono la mano sotto lo sguardo di Clinton. Tre laici e quel patto, quell’effetto a cascata che poteva segnare una svolta, di Rinascimento, di progresso planetario. Poi, i tre verranno distrutti, in tre modi diversi.
Ancora più indietro, gli anni in cui nasce Hamas, e gli Hezbollah.
E più in là, le radici politico-rivendicative di quello che percepiamo come medioevo islamico. Un ircocervo che sembra pianificato a tavolino, stato per stato, barba per barba, dollaro su dollaro.
Non dico di risalire fino al Watergate, a quello che c’era davvero sotto e che nessuno sa. Ovvero i bombardamenti a tappeto degli americani sulla Cambogia, dal sessantanove al settantatre, che provocarono 500 mila (sì, proprio così!) morti. La cosa fu “ultrasecretata”. Ma Nixon temeva che i democratici ne fossero venuti a conoscenza, con prove documentali. Ecco perché mandò una squadra di avi della telecom nella loro sede.
Lasciamo perdere la Pearl Harbour originale, poi.
Insomma, c’è la Storia dietro, non solo rottami.
Già riecheggiavano qui le profetiche parole di Edgard Morin:
“È disgraziatamente Cartesio ad avere detto che il modo di risolvere una difficoltà consiste nel separare il problema 'in pezzettini' e di risolverli uno dopo l'altro. Facendo così, non si risolve niente! Al contrario, un altro francese contemporaneo di Cartesio, Pascal, diceva in modo profondo: tutte le cose sono causate e causanti, sono tutte unite da un legame che unisce impercettibilmente le più lontane le une dalle altre. Ed è per questo che considero impossibile conoscere le parti se non conosco il tutto e considero impossibile conoscere il tutto senza conoscere bene le parti. E' di questo tipo di pensiero che abbiamo bisogno in politica e, nel caso specifico, significa che tutto deve essere riallacciato al contesto cui si riferisce.”


Ecco il concetto da imporre: l’undici settembre non è il punto di partenza del nuovo secolo. Troppo orrido e scontato. È - deve essere - il punto di arrivo del vecchio. Difficile da ammettere, ma è così.
Ecco la terza via, tra la teoria complottarda e quella ufficiale.
Chi l’ha organizzato davvero?
Nessuno, ciascuno. Era nei fatti.

Tutte le anguille del Novecento si sono date appuntamento a New York, quella mattina.




in apertura: Bo Bartlett, "History lesson"






Commenti

  1. E' di questo tipo di pensiero che abbiamo bisogno in politica


    è una riflessione molto interessante

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  2. Troppo lungo, mi tocca ripassare! Argh!

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  3. Sensazioni simili Lorenzo.

    Anche io ho visto matrix ieri sera. e ad un certo punto, piu annoiato che stupito, ho cambiato canale e ho preferito vedere su history channel, il racconto delle ultime ore dello scià di Persia e il ritorno in Iran di khomeini. Voglia di recuperare il passato per capire il presente, al di la di tutta la follia comunicativa degli ultimi anni puntata sul dire tutto per non dire niente.

    Concordo con la tua tesi finale.

    Sarebbe bello vederti da Mentana.....

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  4. Yzma. Proprio il pensiero sembra mancare a volte. Quello complessivo, analitico. E la politica senza pensiero è come una tartaruga che non riesce a respirare. Resta immobile sul fondo, chiusa nel suo guscio.


    LaRugiada, buon ripasso!


    E ben passato, Bado. Capisco cosa dici, ma proprio fino in fondo. Un abbraccio forte.

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  5. ciao Lo,


    ben detto. Confusione su confusione. Urge riflessione. Sempre pensato alla svolta mancata Clinton-Arafat-Rabin. Per capire serve davvero rallentare e guardare indietro e avnti allo stesso tempo. Come un giano bifronte.

    Aggiorniamoci.

    Abbraccio

    Achab

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  6. Ripassata!

    C'è di che meditare su quel che dici... Mi fa pensare ad una sorte di tsunami storico-politico e a quando si dice che prima o poi tutto il male che si è fatto finisce per ritorcersi contro. Con la differenza che qui è ancora decisamente poco chiaro quanto certe cose siano state casuali e quante abilmente studiate a tavolino, nel corso degli anni.

    Certo è che se l'11 settembre, come dici tu, è stato il punto di arrivo del 900, mi vien da chiedermi qual è ora il punto di partenza del 2000. Se è vero che ogni cosa è circolo e che ogni inizio coincide con la fine, e viceversa, vedo ancora molto lontano l'arrivo di un nuovo risorgimento.

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  7. Ciao Teo,


    a Piacenza l'avremmo chiamato il "Ciano bifronte"! ;))

    Aggiorniamoci.

    'Bbraccione.


    Rugiada, quella frase di Holderlin: "Là dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva".

    E quell'articolo di Bauman, e Padre Baducci, e il bel saggio di Tommaso Perna che ho letto da poco. Jovanotti da Bonolis. I Black Rebels Motorcycle Club. E tanti articoli, libri, film, suggestioni. Sentire Ferrara stonato nel ringhiare contro l'Islam, sentire il rapper mussulmano di seconda generazione. L'orchestra di piazza Vittorio. Un pancione.

    Credo che il Rinascimento non cada dal cielo. Bisogna coglierne i segni, anche nel medioevo. E poi lottare, innaffiare, partecipare, lottare, parlare, partecipare, lottare, capire, partecipare.


    Niente viene da solo. Io la penso così.

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  8. Certo Lò, sai come la penso. E sono d'accordissimo con te. Potrei trovare in 10 secondi mille altre cose per cui vale la pena esserci e crederci. Quel pizzico di negativo scetticismo è dato dal fatto che mi guardo in giro e mi pare che rimaniamo sempre più in pochi a "sentire" così.

    Ma magari è l'arrivo dell'autunno che, come sempre, mi fa strani effetti.

    Ne riparliamo sta primavera eh! :-)

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  9. Il giro c'è qualunquismo, sì. I blog, poi. Molta gente li usa come specchio anzichè come finestra. Però, gratta gratta, qualcosa si pesca, Rugiada. Ovunque, in qualsiasi stagione! ;)

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