Potrei parlare di Ortega, che ha vinto in Nicaragua, deludendomi per le sue alleanze spurie. Oppure il video del down picchiato a scuola, che manco ho voluto guardarlo. O la prof che fa sesso con gli alunni, cosa che mi eccita e diverte, più che scandalizzarmi. Potrei dire la mia sui quotidiani on-line e i loro fantasmagorici sondaggi. O su come sale il qualunquismo, attraverso i tombini stappati dai media. La finanziaria. Potrei star qui a cercare, pensare, arrovellarmi, linkare. Ma ieri, stremato dopo due giorni di spostamento-mobilia e rivoluzioni varie, mi sono seduto sul divanetto, da solo. A guardare la sua nuova cameretta. Pochi minuti, ma non li dimenticherò mai. Dall'altra stanza provenivano i Sigur Ros. Non so bene come spiegare. Insomma, quella culla. L'azzurro, il bianco, il giallo. Un fantasmino che nuota fra le note. Un po' tutta la vita. La mia, la sua. Questo nuovo spazio. Il silenzio. Poi, una guancia calda e salata, la sinistra. Stamattina pensavo a...